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al testo di Dereck Louvrilanm
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L’onda trema in un calice della costa perché l’acqua ha perso la calma per la corrente. E nonostante la roccia abbia il polso fermo avanza un palmo dall’arenire. In realtà retrocede fino a perdersi la sabbia fuorionda, piena di relitti e di rotte come bottiglie a nuoto. La spuma sovraeccitata, orgoglio di una mossa, non è la regola ma uno strumento del vento in corsa. Un trucco capace di mettere voce tra i pesci - intesi come gemelli -, e sollevare il calice per un brindisi. Il brindisi agli spiriti fuoriusciti dal cielo - noi in forma di attesa. Il cuore sgroppa tra le costole come un granello sguscia di mano. Levati di torno, dice, e la mente va, viene, moltiplica i locali che ricordano loro. E tra loro appari tu che non hai visto le alici venire alle squame dall’azzurro netto. Chiedi alla terra dove sono le orme dei sacri e calcale di fresco. Calcale con noncuranza perché tanta leggerezza muta in futuro di peso così come nè il papiro, nè la quercia furono fatti precisamente per l’oceano, eppure lo hanno percorso a lungo con un disegno spiegato al vento.
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